Cuori impavidi

4 03 2012

Che prima o poi sarebbe successo, questo lo sapevo.
Era inutile fingere di non sapere che quel momento sarebbe arrivato.
E, si badi, non voglio nemmeno passare per quel tipo di genitore retrogrado, vecchio stampo, musone.
Nossignore, è giusto che i figli facciano i propri passi.
Che scoprano e crescano.
Con tutto quello che questo comporta
Certo sapevo anche che ci sarebbero stati momenti difficili, fasi delicate, problemi piccoli e grandi, falsi problemi e affini e che tutti avrebbero dovuto essere condivisi e gestiti insieme per essere infine superati e permetterci di crescere.
Sono fasi della vita.
Delicate.
Importanti.
Momenti in cui può esser difficile saper trovare la giusta collocazione; esser vicino, far sentire la propria presenza, il proprio supporto ma allo stesso tempo non imporre.

Ciononostante…

Mercoledi 14 febbraio scorso (San Valentino) – Scuola materna dell’Ovetta – ore 9 circa – ingresso degli Ovetti

Tutti gli Ovetti arrivano alla rinfusa attaccati alla mano di un proprio genitore.
In mezzo a tutti, l’Ovetta A. avanza brandendo un foglio A4; vicino a lei, sua mamma, visibilmente in imbarazzo.
L’Ovetta A. è una “grande”, lei ha già cinque anni e già solo questo aspetto anagrafico la rende un mito agli occhi dell’Ovetta.
Il foglio tenuto in mano dall’Ovetta A. cattura l’attenzione di tutti i genitori presenti che prima leggono e poi guardano stupiti la mamma dell’Ovetta A.
Lei, la mamma, cincischia un poco, poi accenna una difesa d’ufficio: “… me l’ha chiesto lei, … cosa potevo fare … l’ho aiutata a scriverlo… scusate ora devo andare…”.
L’Ovetta A. arriva dalla maestra, le mostra il foglio e contemporaneamente chiede: “Maestra: dov’è l’Ovetto M.?”.
La maestra legge il cartello e sbianca.
Sul foglio dell’Ovetta A – di cinque anni, ripeto anni cinque – è scritto a caratteri titubanti: “OVETTO M. TI VOGLIO BENE! NON ANDARE CON L’OVETTA B.”.

Posso dire di non esser pronto?
Datemi del valium.

PS: in data 14 febbraio, l’Ovetto M. risultava assente in quanto colpito da otite.
Solo questo ha evitato un ricovero alla Maestra.





Il miracolo che si ripete

1 01 2012

ore 8,20
“Mamma? Papà?” Bisbiglia a bassissima voce l’Ovetta.
Gli Ovo-genitori si fiondano di sotto, oggi non c’è tempo da perdere.
“Dimmi tesoro”.
La piccola è seduta sul suo lettino e comincia a parlare: “Ma Babbo non ha poltato i doni? Ho gualdato qua in gilo, ma non c’è niente. E come si fa? E si salà dimenticato?” (Orpolina! Caro genitore, senza svegliare il qui presente e russante mio fratello, ti vorrei far notare che non vi è traccia alcuna di regalo in codesta stanza benché io abbia già scrutato in ogni dove. Orsù, data la tua esperienza, come pensi di risolvere il problema? Credi davvero che il signore sovrappeso vestito di rosso si sia dimenticato?).
Nel frattempo il presente fratello si sveglia a modo suo e con le sue priorità: “CACCA!”
“Bimbi, magari Babbo Natale ha lasciato i doni in bagno? Che ne dite di andare a controllare e, già che siamo lì, fare anche i bisognini del caso?
I pargoli partono mano nella mano direzione bagno.

ore 8,32
Soprassedendo totalmente alla colazione, ed espletati i bisognini del caso, dopo aver controllato l’assenza di qualsiasi regalo in bagno,  l’intera famiglia Ovetti si reca incontro al suo destino: destinazione salotto dove per l’occasione l’APPELO (l’albero… nel linguaggio dell’Ovetto) è stato nottetempo trasportato dal balcone e dove, sempre nottetempo, vi si sono stati adagiati ai piedi ventidue pacchettini (diconsi VENTIDUE!) di cui per mamma e papà un totale pari a zero!

ore 8,41
Dopo un primo momento di totale frastornazione i cuccioli capiscono qual’è il loro ruolo: l’Ovetta spacchetta con una furia cieca tutto lo spacchettabile, strappa carta, distrugge fiocchetti, finge di fare qualche cosa insieme a suo fratello anche quando il regalo sarebbe per lui, si disinteressa totalmente del contenuto degli stessi dopo aver detto “Oh, che bello” per ognuno di loro: la carta è il vero regalo.
L’Ovetto afferra il primo giochino scartato e si concentra sull’utilizzo dello stesso per tutto il tempo a venire totalmente incurante del fatto che, tutt’intorno a lui, vi sia un moltiplicarsi di pacchetti.

ore 10,05
Il Natale non è fatto per rilassarsi… è bene che anche i cuccioli imparino presto le tradizioni.
Una volta vestiti gli Ovetti si parte! Primo tragitto (breve) verso i primi Ucas.
Conseguente spacchettamento di ulteriori regali che hanno visto inscenare lo stesso rituale (l’Ovetta spacchetta in modo compulsivo, il Monno si concentra sulla cravatta del Nonno).

ore 10,58
E si riparte!
Secondo viaggio.
In questa tranche, ritroviamo l’A1 che papà Ovo aveva abbandonato già da quasi una settimana, ritroviamo le piazzole di sosta per la pipì improvvisa del Monno e scopriamo che il tragitto tra casa nostra e Parma è sufficiente per cantare un numero tendente ad infinito di canzoncine per bambini.

ore 12,20
Arrivati puntuali come ogni anno, i piccoli fanno il loro ingresso trionfale tra la pletora di parenti: l’Ovetta sciorina una capacità d’intrattenimento impensabile, il Monno mostra fiero le sue crosticine post-varicella.
Poi, come ogni anno, pretende la pappa subito indifferente al fatto che gli ultimi ritardatari non siano ancora arrivati.

ore 14,32
Mentre tutto intorno è un gran vociare, mentre i primi lasciano il posto ai secondi, mentre l’Ovetta corre intorno al grande tavolo, lui, il Monno, decide (saggiamente) di averne avuto abbastanza, prende il dito di mamma Ova e sussurra una sola parola: “Nanna”, dopodiché di lui se ne perde le tracce per un paio d’ore.

ore 17,00
Mentre i cuccioli trangugiano budino al cioccolato, mamma e papà Ovo riescono a salutare tutto il parentado per trovarsi finalmente in macchina, sempre sull’A1, sempre con le piazzole per la pipì, sempre con un’intera compilation di canzoncine per bambini da cantare.

ore 18,50
Non appena varcato la soglia di casa, con ancora giacche e capotti addosso, l’Ovetta chiede “Mamma? Che si mangia per cena?”. L’idea piace – al solito – al Monno che comincia a ciarlare con insistenza “Pappa! Pappa! Pappa!”.
Sì, per gli Ovetti il mega pranzo di Natale non sconvolge i ritmi digestivi e pretendono cena completa.

ore 21,20
Mentre papà Ovo rassetta il salotto cosparso di pacchetti, carta e regali vari, mamma Ova addormenta due cuccioli ipereccitati.
“Mamma, ma magali domani tolna ancola babbo?”(Orsù madre, rassicurami sul fatto che domani il caro vecchietto farà ancora la sua comparsa), mentre l’Ovetto ripete con convinzione “BABBBO BABBBO BABBBO BABBBO BABBBO BABBBO…”.

ore 22,31
I cuccioli sono a nanna, i grandi si abbandonano sfiniti sul divano, anche per quest’anno sono sopravvissuti alla “magia” del Natale.
Gli Ovo genitori pensano già all’indomani, perché si replica con un pranzo con Ucas al completo e Zio A.
Ce la faranno i nostri eroi?

Nota del redattore: Come sapete, tutto ciò è successo sette giorni fa.
Gli Ovetti hanno superato egregiamente anche la prova santo Stefano, fra giochi, balli, risate e canzoncine.
Va bè, poi nell’ultima settimana dell’anno, ci sono stati alcuni piccoli cedimenti strutturali… ma di questo parleremo la prossima volta.

Buon Anno a tutti.





Polvere di stelle

25 12 2011

Avvicinandoci al Natale in casa Ovetti…

Lunedì
Il Monno esplode in una miriade di bolle rosse varicellose ma, fermo ai suoi ideali, non si lamenta più di troppo; osserva invero sua sorella che esce di casa al mattino con chiara invidia.
L’Ovetta si reca insieme ai suoi compagni di classe al teatro cittadino, onde prendere dimestichezza con il luogo del suo debutto teatrale.

Martedì
Il Monno al suo settimo giorno di varicella lamenta chiari sintomi di cedimento; va a prendersi le scarpine, cerca di mettersele, indica la porta e quando capisce che non proprio non vi è speranza, scoppia a piangere.
L’Ovetta spiazza l’intera famiglia Ovetti recitando senza alcuna richiesta la sua poesia di Natale…. Nessuno di noi era al corrente che vi fosse questa possibilità.

Mercoledì
Il Monno sublima all’impossibilità di uscire di casa con un nuovo mezzo di comunicazione: Youtube via Iphone! Non scherza il piccolo! Il tutto per alternare all’infinito il suo pezzo preferito (La tartaruga) alla new entry dell’anno (Elmer l’elefantino)… in video e poi ancora e poi ancora e poi…
L’Ovetta affronta il gran giorno: in mattinata prova generale e sound-check al teatro. Alle 16,30 (20 minuti dopo che le Ucas si erano impadronite del cancello del teatro stesso onde esser le prime ad entrare) la piccola fa il suo ingresso nella sala dove di lì a poco 780 tra genitori, Ucas e invitati vari (oltre a qualche migliaio di fotocamere) assisteranno alla prima recita della piccola. Un’ora e dieci di Ovetti vari che si divertono come pazzi, un angioletto biondo che si muove come un’attrice nata, orgoglio di mamma e papà all’eccesso, Ucas a mezz’aria.

Giovedì
Il Monno è sull’orlo della pazzia: praticamente in pianta stabile davanti alla porta d’ingresso, si sposta solo per la Tatta (la canzone della tartaruga), per Emmel (l’elefantino Elmer), per l’APPPPELO (l’albero di Natale che si illumina alle 18) e per Bapppo COCCO (Babbo Natale che porta il cioccolatino serale); per il resto medita la fuga nottetempo.
L’Ovetta affronta l’ultimo giorno di scuola con la visita di Babbo Natale “Ma quello velo sai, mica pel finta, e c’aveva anche un saccone enolme enolme con dentlo tutte le calamelle che mi ha dato” (Ohibò, padre di poca fede: ti rendo edotto del fatto che si trattava dell’unico ed originale Babbo Natale dotato di tutto punto incluso enorme sacco pieno di caramelle che fortunatamente ha deciso di elargire a piene mani).

Venerdì
Il Monno, constatata la presenza di bollicine rosse varicellose solo vecchie e rinsecchite, ottiene il nulla osta per una due ore di trasferta dai nonni; si veste di tutto punto come se dovesse partire per un lungo viaggio e rientra in casa due ore dopo stremato e sfinito… proprio come se avesse fatto un lungo viaggio.
L’Ovetta si sveglia e chiede di fare piano dato che con lei hanno dormito anche “un bimbo di nome Gesù, suo papà Giuseppe e sua mamma la Madonnina di nome Malia”; per la cronaca quella stessa notte “Bobo non ha dolmito pel niente” (Bobo, ovvero il mio orsacchiotto del cuore, non ha chiuso occhio per tutta la notte).

Sabato (Vigilia)
Il Monno, coperto da macchioline  rinsecchite, vaga per centri commerciali felice come non mai, reclama all’infinito Tatta ed Emmel sul telefonino di mamma, indica il suo APPPELO ed il caro Bapppo COCCO, mangia come un leone e corre come un pazzo per la casa; è ufficialmente guarito e credo che sotto sotto guardi sua sorella come a dirle…. “Tra poco tocca a te”.
L’Ovetta “sente” il Natale alle porte.
Alla sveglia: Papà? Ma oggi alliva Babbo Natale? (Papa? Ma è forse oggi il dì fatidico della venuta del signore con la barba folta?)
A mezzogiorno: Mamma? Visto che non c’è la neve, le lenne possono andale in cantina, vero? (Mamma? Date che condizioni climatiche avverse, sappi che nel caso noi si potrebbe offrire un giaciglio in cantina per quelle povere bestiole delle renne di Babbo Natale).
Prima di addormentarsi: Mamma? Licoldati di lasciare una polta apelta, o magali una finestla che va bene lo stesso, così Babbo Natale può entlale. (Cara Madre, so che tu non pensi a queste cose, rammenta ciononostante di lasciare aperto un pertugio onde poter permettere a quel signore vestito di rosso ed un filo sovrappeso di entrare nella nostra umile dimora).

Domenica (Natale)
ehm… no, scusateci, ma questo post è stato scritto nella notte di Natale.

Mamma Ova sta tirando fuori tutti i pacchetti nascosti per casa, gli Ovetti dormono il sonno dei giusti, domani sarà una lunga, lunghissima giornata, ne parliamo settimana prossima.

Per ora Buon Natale, di cuore, a tutti voi dalla famiglia Ovetti e se volete sentire gli auguri direttamente dall’Ovetta andate qui!