Pirati alla riscossa

26 02 2012

Come ormai una telenovela che si rispetti, lo scorso weekend la famiglia Ovetti ha fatto i conti con la propria testardaggine di volersi concedere una breve vacanza; testardaggine immediatamente rintuzzata da un’attacco di gastroenterite in formato maxi che ha colpito il più piccolo Ovetto di casa.
Da allora, però è stata una lenta ma costante rincorsa alla normalità.

Domenica notte
L’Ovetto e papà Ovo passano qualche ora in pronto soccorso; l’Ovetto riesce a farsi amico il dottore (che riesce a dare pappa e acqua senza farlo vomitare) e a schiacciare un pisolo nella sala d’attesa pediatrica; papà Ovo riesce a trattenere (a stento) il desiderio di ficcare un peluche gigante (trovato nella suddetta stanza d’attesa pediatrica) in bocca alla mamma di un Ovetto lì in attesa che intratteneva amabile conversazione con chiunque ad un volume degno di concerto rock.

Lunedì
L’Ovetto prosegue nella sua personale guerra con mamma Ova e riesce a vomitare in ogni dove in modo da costringere la controparte a lavare praticamente ogni angolo della casa.
L’Ovetta, che fino a quel momento si era sentita esclusa dalla partita, decide che è venuto il momento di partecipare alla festa, prende la mira e “gomita” per tutta la cucina.
La pedi-Nazi, probabilmente colta da inaspettato momento di amabilità, rassicura i genitori sulle azioni da loro intraprese fino a quel momento salvo poi togliere loro qualsiasi speranza di scampare alla tragedia: “Non avete possibilità di salvarvi, la prenderete anche voi entro la settimana, il fine settimana sarete a pezzi”.
Mamma Ova e Papà Ovo sanno che li attenderà una difficile settimana.

Martedì
L’Ovetto cambia tattica. Decide di passare una giornata a dormire a letto, dormire in bagno, dormire sul divano, dormire in cucina, dormire… beh, ci siamo capiti vero? Poi in serata, tanto per non perdere l’abitudine piazza un paio di vomitate… ma così,… tanto per fare.
L’Ovetta, con una mossa degna di un grande regista, gioca una carta a sorpresa; niente più “gomitate” ma febbre! La novità getta nel dubbio da anamnesi clinica gli Ovo genitori.

Mercoledì
Causa probabilmente una congiuntura astrale inimmaginabile, i due pargoli si svegliano freschi come una rosa, senza più febbre ne “gomito-dipendenti”.
Il Monno, conscio dei suoi stessi progressi, vaga per casa ridendo da solo e addentando qualsiasi cosa di commestibile ed anche di non commestibile.
L’Ovetta, non dedita allo stesso modo all’arte culinaria, si ricorda improvvisamente che l’indomani sarebbe carnevale (o almeno lo sarebbe alla sua scuola) ma con grande senso di responsabilità sentenzia: “se non gomito più voio andale alla festa dei pilati ma se ciò la febble o gomito ancola vabe, facciamo che andiamo alla festa l’anno plossimo” (Non ho alcun dubbio al riguardo del fatto che mi sarebbe gradito presenziare alla festa di carnevale insieme ai miei compagni di scuola. Cionondimeno, nel caso dovessi ancora presentare uno stato febbrile importante o dovessero persistere attacchi di vomito, acconsentirei a saltare l’appuntamento e a concentrarmi sulla festa del prossimo anno).
Gli Ovo genitori, commossi da tanta sensibilità, si accertano che l’indomani le maestre possano avere un occhio di riguardo.

Giovedì
L’Ovetta, dopo aver rapidamente controllato l’assenza di febbre, raffreddore, tosse, attacchi di vomito e quant’altro, debitamente truccata da Pirata, entra nella sua scuola già straripante di altri 250 piccoli Pirati. All’ingresso del suo fiocco rosa, trova ad accoglierla la maestra Capitan Olivia Sparrowl armata di grande bandierone nero con tanto di teschio (rosa!). La festa ha inizio.
L’Ovetto, accompagnata sua sorella a scuola, torna a casa e decide che anche lui vuole il suo costume. Ecco allora infilarsi una paio di “pambolo” (pantaloni) rossi a pois bianchi con i quali passerà il resto della giornata in cucina. Non da solo però. Con lui, all’inizio, ci sono: una bistecca, due piatti di pasta, 2 succhi di frutta, 1 litro d’acqua zuccherata, mezzo litro di latte ad alta digeribilità, una manciata di biscotti, 2 banane, tre crackers, qualche pezzo di mela e altro cibo non specificato. Alla fine della giornata rimane solo lui ululante “PAPPA! PAPPA ! PERPI PAPPA!” (Datemi del cibo, vi prego, datemi del cibo, PER PIACERE datemi del cibo!)

Venerdì
Causa impegni lavorativi, gli Ovetti vengono affidati alle cure degli Ucas.
Qui trovano due maggiorenni dediti il 110% a loro e li sfruttano a dovere; fatto salvo che l’Ovetto si prende il dovuto tempo per svuotare il frigorifero anche di quella casa.

Sabato
Ormai lanciati e senza più freni la “pilatessa” Ovetta ed il Monno nei suoi “pamboli” rossi a pois bianchi si gettano nella festa di carnevale in piazza.
Qualche ora dopo, sporchi, sudati e felici rientrano a casa.
“Ovetta, ti è piaciuta la festa?”
“Si, mi sono diveltita moltissimo pelò sono contenta di essele a casa pelchè adesso c’ela un fleddo pungente” (Perbacco, certo che mi sono divertita; nonostante ciò sono anche particolarmente grata di essere rincasata in quanto ormai un freddo pungente avrebbe impedito di continuare a godermi la festa)
“Freddo pungente??”
“Si, celto!”
“Va beh se lo dici tu! E tu, Ovetto, cosa mi dici?”
“PAPPA PERPI PAPPA!” (Dammi la pappa, per piacere, dammi la pappa!)

Siamo tornati alla normalità.





La festa dell’anello giallo #2

26 06 2011

(segue)

Venerdi sera
Alla fine della celebrazione con estremo stupore l’Ovetta si accorge che gli sposi si sono si scambiati un anello, ma questo non è giallo, bensì bianco: “E ba be, paszsiensa” (Eh, va beh, non tutto può esser perfetto, son cose che succedono).
Le prime due ore della cena nuziale saranno poi ricordate dagli Ovogenitori in quanto una sedicente “Intrattenitrice per bimbi” si accaparra gli Ovetti e lascia liberi ed increduli mamma Ova e papà Ovo; i due, inebriati dalla libertà e non più avvezzi a questo lusso si dedicano a chiacchere, assaggiano antipasti (va bè, solo papà Ovo, si sa!) e si godono la compagnia presente.
Il sogno s’infrange quando ci si accorge che, sebbene la sedicente “Intrattenitrice per bambini” abbia un bimbo per mano, spinga due passeggini con le ginocchia e canti dolci canzoncine a squarciagola, malgrado tutto ciò, tutti i bimbi stanno piangendo ed ululando… tutti tranne il Monno che, ovviamente, si sta ciucciando una sedia.

Sabato
Dopo i grandi bagordi ci si merita un giorno di estremo riposo.
L’Ovetta superato il giorno prima l’impatto dell’ambientazione, decide che vivere in un bellissimo casolare in toscana, circondata da campi e fiori di ogni tipo, passeggiare in piscina o giocare con la ghiaia libera e senza paura di incontrare macchine, motorini ed affini, far colazione con 7 tipi di torta diverse e svariate marmellate fatte in casa… beh, si una vita così in fondo le piace, ed allora gioca.. gioca… gioca…
L’Ovetto dal canto suo, dopo aver fatto un’abbondante colazione, dopo aver fatto un’abbondante pranzo e prima di fare un’abbondante cena, decide di dare un’occhiata migliore ai dintorni: si alza, cerca le manine di mamma e papà, afferma con decisione “ADDDADAATATDATA” (???) e…comincia a camminare, per la prima volta, e senza più smettere.

Domenica mattina
Ri–caricato il tir, pardon volevo dire la macchina, salutati gli sposi ed i nuovi amici, partiamo con davanti i nostri 450 km di rientro.
Cinque minuti dopo arriva il classico “Scappa pipì”… (porc… potevamo pensarci eh?!); cinque minuti dopo si sentono arrivare dei rumori indistinti… “Ovetta tutto bene?”… ancora rumori indistinti… “Ovetta c’è qualche problema?”… i rumori diventano distinti, anzi distintissimi e la piccola comincia a vomitare.
Abbiamo la sensazione che il viaggio sarà lungo.

Domenica sera
Dopo aver viaggiato per tutti i 450 km, dopo aver scaricato la macchina, dopo aver sterilizzato gli Ovetti dentro un bagnetto a base di napalm, dopo aver detto si-si-si-si-si-si-si-si ai referendum, dopo aver informato i nonni che “tutto bello tutto bello, Eia gomitato do volte e fatto BLEAH!!!” (Nonni è stato tutto bellissimo, un weekend eccezionale, un’esperienza indimenticabile, pensate che ho anche vomitato 2 volte facendo BLEAH!!!), ecco che si cominciano le procedure ed un sano biberon tranquillizza gli Ovetti prima della nanna.

“Adesso fetta Nicola e Simona?” (Papà, ti va se andiamo un salto alla festa ancora?)
“Ovetta, la festa è finita, non possiamo.”

“Allola, dopo fetta Nicola e Simona?” (Allora se non andiamo adesso, ci andiamo più tardi alla festa?)
“Ovetta, te l’ho già detto, la festa è finita, e poi è sera, adesso dobbiamo fare la nanna

“Ba be, allola facciamo domani fetta Nicola e Simona, va bene?” (Va beh, vedo che non sei collaborativo, allora facciamo che ci andiamo domani e non se ne parli più!)

“Aiuto!”





La festa dell’anello giallo #1

19 06 2011

Racchiudere una quattro giorni in toscana per un matrimonio è difficile, quasi impossibile; ma per gli Ovetti tutti è stato quasi una liberazione poter uscire da casa e da un periodo non brillantissimo.
Avrei potuto quindi narrare pedissequamente tutto quanto avvenuto, mi limiterò però ad enunciare solo i passi principal… dal punto di vista degli Ovetti, of course.

Giovedi mattina
“Cotta Eia, io no tanto qua qua eppelchè fetta anello Nicola e Simona” (Ascolta l’Ovetta: ti informo, casomai tu non lo sapessi, che oggi non ho molto tempo da passare qua all’asilo in quanto sono attesa quale ospite graditissima al matrimonio di due amici carissimi, quindi vediamo di spicciarci!)
Giovedì mattina l’Ovetta ha così informato la maestra Fra dei suoi impegni nel weekend; il fatto che il matrimonio sopracitato si sarebbe celebrato trentasei ore dopo non ha smorzato in alcun modo l’eccitazione che la piccola manifestava già da ore.

Giovedi sera
Dopo esser partiti con Chiocciolone l’autograndedelladitta carico come per un esodo biblico (cosa che ha squassato gli Ovo genitori)…
Dopo aver mangiato pastasciutta al sugo all’autogrill (cosa che ha impennato l’eccitazione degli Ovetti figli)…
Dopo esser arrivati in albergo e aver scaricato mezzo tir in una stanza (capiente fino a poco prima del nostro arrivo)…
l’Ovetta si è presentata alla receptionist: “Io Eia, lui mio flatello Monno, noi dolmiamo albelgo eppelchè fetta anello Nicola e Simona” (Buongiorno, gradirei presentarmi, sono l’Ovetta e lui è mio fratello l’Ovetto; dormiremmo qui in albergo, il che è già motivo di estremo godimento, ma in realtà siamo viandanti in viaggio verso il matrimonio di Nicola e Simona).
Mentre la receptionist rimaneva rapita dall’inconsueta loquacità dell’Ovetta, il Monno leccava il bancone in lungo ed in largo; tanto per prendere confidenza con lo stesso.
Mezz’ora dopo gli Ovo genitori si sedevano per terra nel lungo corridoio fuori dalla porta della loro camera e si dividevano fraternamente mezza acqua tonica essendo impossibilitati a prendere possesso della loro stessa camera; dentro infatti i cuccioli dormivano e dal buon esito della notte sarebbe dipesa la decisiva giornata successiva.

Venerdi mattina
Mamma Ova e papà Ovo realizzano improvvisamente che la parte più difficile dell’intero weekend non sarebbe stato il lungo viaggio, nossignore, bensì sarebbero state le notti: dormire per tre notti nella stessa stanza con due esseri che urlano, piangono, parlano, cantano, fanno la cacca, graffiano cuscinon, si girano e si rigirano e chi ne ha più ne metta, tutto rigorosamente senza svegliarsi … non sarebbe stata una passeggiata.

Venerdi pomeriggio
L’ora del grande evento è giunto: l’Ovetta pare contrariata dal fatto che il promesso sposo non porti l’anello (il matrimonio le era stato “venduto” come la “festa dell’anello giallo”), mentre l’Ovetto, comodamente seduto sul suo passeggino, si guarda intorno rapito da così tanta gente.
All’inizio della celebrazione il Monno decide di seguire i canti d’ingresso e fa partire un “TAAAADDADAADADDDADADA TAVDADADDDADDADDA” che convince quasi subito papà Ovo a passare la seguente mezz’ora fuori dalla chiesa dove il cucciolo socializza con un duenne olandese appena giunto; lo scambio di bava è d’obbligo.

(segue)