Elmer

12 02 2012

Noi non lo conoscevamo.
Fino a quando le maestre dell’Ovetta nell’ormai lontano scorso settembre non lo hanno fatto conoscere alla bimba, di lui non ne sapevamo nulla.
Ed anche allora, la sua presenza è stata celata per alcune settimane visto che la piccola non ha esternato immediatamente l’immensa novità di cui era venuta a conoscenza.
E’ stato durante una delle riunioni di classe che papà Ovo, timidamente, ha alzato la mano e chiesto: “scusate, ma ultimamente l’Ovetta parla di un certo personaggio, credo di fantasia, dal nome Emmel o simile. Ne sapete nulla?”
Mentre le mamme che sedevano tutte attorno a papà Ovo cominciavano a guardarlo alcune con profonda sufficienza altre con malcelata superiorità, la maestra di turno erudiva l’Ovo genitore.
Colui che risponde al nome di Elmer altro non è che un pachiderma asiatico variopinto.
In pratica trattasi di elefante a quadrotti multicolori che, di animo buono e gentile, suole scarrozzare per la giungla con suo cugino Wilbur (elefante a scacchi bianco e nero), con suo nonno Eldo (elefante grinzoso marrone chiaro) e con mille altri suoi amici (la tigre, il leone, il canguro, gli uccellini, ecc…ecc…)
L’elefante ha dapprima rapito la fervida immaginazione della piccola: “Papà: ma Emmel può venire da noi a dolmile?” (Papà, non è che per caso potremmo invitare il mio elefante preferito a giacere presso di noi codesta notte?) per poi attecchire ancor di più nella ancor più fervida immaginazione di suo fratello.

Casa Ovetti è quindi diventata a tutti gli effetti Elmer-dipendente.
Di lui si ascolta in filodiffusione la sigla (debitamente scaricata da youtube … nel caso vi serva prendetela qui) varie volte al giorno, e a lui, o al pupazzo che lo raffigura, si portano gli ospiti appena arrivati in visita: per piacere, quando entrate a casa nostra non fatevi trovare impreparati su chi sia Elmer… viene visto come una mancanza di cultura generale abbastanza grave e può farvi perdere punti preziosi in fronte agli Ovetti.
L’arrivo del Natale ha poi calato l’asso definitivo allorquando in uno degli infiniti pacchetti altro non vi era che il grande libro di Elmer.
Detto libro, racchiude 6 storie del nostro eroe ed anche le “procedure” serali hanno dovuto subire una modifica per poter permettere una lettura semi integrale (ci si limita a “sole” 3 storie) del nostro.

Una sera qualsiasi:
papà Ovo si siede in mezzo ai bimbi e comincia a prendere il libro in questione.
“Allora Ovetto quale storia vuoi?”
“Zuu! Zuu!!”. Ad un occhio poco attento sfuggirebbe che con l’espressione “Zuu! Zuu!!” il piccolo abbia chiesto di leggere l’ultima storia del libro; quella di Rose, l’elefantina rosa.
Noi crediamo che in realtà il piccolo si sia innamorato di detta elefantina, il motivo per cui però la chiami “Zuu” sfugge anche a noi… probabilmente trattasi di un diminutivo da innamorati.
“Va bene adesso ti leggo la tua storia e poi tu Ovetta che storia scegli?”
Il Monno non lascia passare un secondo: “Cango! Cango!” suggerisce l’Ovetto che mette in seconda posizione la storia di Elmer e del canguro blu; probabilmente attratto dalla fisicità imperante di detto canguro, lui che effettivamente non si risparmia nemmeno un secondo per tutta la giornata….  e se poi non avesse quella pancetta che sfoggia da quando aveva 3 mesi…
L’Ovetta lo accontenta: “Va bene, dai leggiamo la stolia del cangulo” (orsù, perché non accontentare mio fratello, e sia! Si proceda con la storia del canguro)
“E poi ovviamente…”
“Bappbo! Bappbo!” urla il Monno indicando la storia di Elmer e di Babbo Natale.
“Va bene, leggiamo pure questa, ma Ovetto lo sai vero che babbo Natale torna solo tra tanto tanto tempo, vero?”
Il Monno fissa scuro papà Ovo,… i suoi occhietti negli occhietti del genitore… poi indica il libro e ripete giusto per evitare ulteriori perdite di tempo: “Emmel – Bappbo! Bappbo – Emmel!” (poche ciance,… qui ci sono Elmer e Babbo Natale, non stare a perder tempo stolto genitore, leggi!)

Nota a margine.
Questa sera, come prassi, papà Ovo ha spiegato agli Ovetti che dovrà partire per lavoro; questa volta però dovrà stare via qualche giorno di più.
Dopo un primo momento di sconforto, i piccoli hanno trovato velocemente il modo di farsene una ragione.

L’Ovetta: “Papà, ma tolni domani quando tolno dalla scuola?” (Papà: se ho ben capito ci si vede domani sera al mio rientro da scuola, vero?)
“No amore, torno giovedi”
Intanto il Monno prende in mano il libro di Elmer.
“Ma allola tolni domani domani quando tolno dopo ancola dalla scuola?” (Ah! Mi correggo, allora torni dopodomani, al mio secondo rientro da scuola)
“No amore, torno devono passare tre giorni e poi dopo i tre giorni il papà torna”.
… (l’Ovetta fa la faccia triste, l’Ovetto mi porta il libro di Elmer).
“Ma se fai la brava bimba e aiuti la mamma, allora quando torno ti porto una storia nuova di Elmer”.
L’Ovetta: “Ah! Ma tle giolni sono pochissimi allola va bene; e poi mi polti la stolliella nuova di Elmel, ho capito”. (Mi porti una nuova storia di Elmer?!? Ma tre giorni non sono nulla! Parti pure!)
Intanto il Monno mi mette in mano il libro.
“Ma solo se fai la brava!”
L’Ovetta: “Si va bene, facciamo che tu polti la stolliella e mi chiedi se sono stata blava solo quando sei tolnato a casa di già” (Si, va be, non stare a cavillare; tu comincia a tornare con la nuova storia dell’elefante prediletto e poi vedrai che sarà stata brava)
L’Ovetto: “Bappbo! Bappbo!”
“E se poi non sei stata brava?”
L’Ovetta:“E, se ho fatto la monella va be! Leggiamo la stolliella lo stesso!” (Papà: non sottilizzare troppo!)
L’Ovetto: “EMMEL – BAPPBO!!! EMMEL – BAPPBO!!!”

Credo che la temporanea assenza del vetusto genitore sarà superata senza gravi shock.





C’era una volta un atrio…

9 10 2011

Domenica pomeriggio, casa Ovetti, sul tappetone ci sono il Monno (M), l’Ovetta (O) e Papà Ovo (P)

M: “Mamma!?Mamma!?”
O: “Papà, giochiamo a quel gioco li?
P: “Monno, io sono il papà, non la mamma; Ovetta, sì va bene, giochiamo.”
M: “Mamma!?Mamma!?”
O: “No, papà plima mi leggi questa stolia?”
P: “D’accordo, passami il libretto, e guarda che io sono sempre il papà.”
M: “Mamma!?Mamma!?Cacca.”
P: “Tranquillo Monno, l’hai appena fatta non può scapparti ancora; allora, ecco la storia: C’era una volta un atrio…”
O: “Papà, che cos’è un atlio?”
P: “E’ una porta, tesoro. Dicevamo: c’era una volta un atrio e davanti Anna…”
O: “Papà, ma dov’è Anna?”
P: “Amore, se aspetti la storia ce lo dice.”
M: “Mamma, mamma, cacca.”
O: “Papà, ma chi è Anna?”
P: “L’hai appena fatta, tranquillo e comunque non sono la mamma. Non lo so, magari è una bimba, sentiamo cosa dice la storia: c’era una volta un atrio e davanti Anna rimaneva a bocca aperta ad ammirare i fregi e gli stucchi…”
O: “Papà, cosa sono i flegi e gli stlussi?”
M: “Mamma, gmmmg”
P: “Sono degli abbellimenti ma se andiamo avanti magari capiamo un po’ meglio la storia; e tu cosa vuoi dire con gmmmg?”
O: “Vuole fale la cacca.”
P: “Ah, allora dove eravamo; già, agli stucchi e ai fregi.”
O: “Papà?”
P: “Dimmi!”
O: “Ma qui non si vedono i flegi e nemmono gli stlussi.”
P: “Si! E’ vero ma se andiamo avanti magari…”
M: “GGMMMGGMMM”
P: “Cosa vuoi adesso?”
O: “La cacca”
P: “No! Ho detto che non la deve fare la cacca!”
O: “No Monno, io devo fale la cacca!”
P: “Ah, ok, allora vai…..e tu adesso dove vai?”
M: “gmmgmngmm”
O: “Ha detto che viene con me a vedele che faccio la cacca; magali dopo scappa anche a lui.”

Gentilissimi editori di storie per bimbi piccoli,
va bene essere creativi, ma cominciare una storia con la frase: “C’era una volta un atrio e davanti Anna rimaneva a bocca aperta ad ammirare i fregi e gli stucchi…” e mettere il disegno di un portone di legno senza il minimo straccio di una qualsiasi Anna di passaggio…. NON E’ GENIALE!!!

E non sono nervoso!!!

Chiaro!?!?!

 
                                                      Thanks “Think different”




Dammi 3 parole…

25 09 2011

Il cucciolo di casa Ovetti, nel corso dell’estate ha precocemente cominciato a gattonare, ha precocemente cominciato a camminare, ha precocemente deciso che era meglio vivere senza patello (di giorno). Tutti questi passi lo hanno però distratto dall’ampliare in modo significativo il proprio vocabolario.
Questa estate il vocabolario Monno-Italiano, Italiano-Monno constatava delle seguenti 3 sole parole:

“Mamma”
Significato:      “cara mamma”
oppure, se mamma assente, “caro papà”
oppure se entrambe assenti, “cara sorellina”
oppure se tutto il primo cerchi famigliare è assente, “caro/a nonno/a”
oppure se anche loro sono assenti, “caro vicino di casa, zio, lontano parente, panettiere, passante, ignoto signore, ecc…ecc…”

“Pappa”
Significato:      “ho fame”
oppure, con sguardo truce, “ho fame ora!”
oppure con lacrime agli occhi e braccina al cielo “Oddio non resisto più dalla fame”
oppure sdraiato a terra pancia sotto e piangente a dirotto “muoio, adesso muoio dalla fame, addio a tutti, non ce la posso fare, muoio di fame ora seduta stante.”

“Cacca”
Significato:      “mi scappa la cacca”
Oppure “mi scappa la pipi” (alla fine devo pur sempre sedermi sul vasino, quindi perché stare a fare sottigliezze?)
oppure, con puntando il ditino verso il bagno e l’altra manina verso il pipino e puntandoti gli occhi addosso: “mi scappa ORA!”

Si capisce quindi come i discorsi Monno – Resto del Mondo siano stati abbastanza esigui malgrado gli sforzi di mamma Ova e Papà Ovo per cercare di ampliare (un minimo) un sì esiguo vocabolario.

Ultimamente però anche il piccolo deve aver pensato che un piccolo miglioramento era dovuto.
Certo non poteva sprecare energie per chiamare in vari modi le diverse persone che contornano il mondo degli Ovetti, in fondo la parola “Mamma” poteva continuare ad andar bene per tutti.
Certo non poteva spiegare a tutti perché doveva recarsi in bagno, in fondo erano affari suoi, quindi la parola “Cacca” poteva continuare ad andar bene.
Ecco, deve aver pensato, se proprio devo specializzarmi credo che il miglior risultato si possa ottenere sfaccettando la parola “Pappa” per poter meglio far capire a chi sta intorno cosa veramente desideri al momento.
Ecco quindi che il cucciolo ora pretende “Acca” (acqua), “Latta” (latte) e “Ggana” (Grana Padano o Parmigiano Reggiano al momento mi vanno bene indifferentemente, grazie).

Probabilmente a Natale continueremo a chiamare tutti “Mamma”  e a voler fare la “Cacca” ogni 5 minuti, però sapremo chiedere il bis di tortellini e una tartina di salmone!